Dati scientifici degli ultimi anni testimoniano di come le famiglie abbiano sempre più spesso in casa un gatto, con evidenti cambi della moda dovuti all’arredamento
Teneri e batuffolosi strappano promesse d’amore eterno al primo ”ron ron”. Acciambellati sul divano, ci snobbano sonnecchiando e noi sorridiamo: che calore trovarlo qui. Poi sornioni ci attendono sullo scaffale più alto della libreria, pronti a tenderci un agguato da cardiopalma. E noi a scegliere per loro pappe e croccantini da gourmet, rispettando rigorosamente gusti e tabelle di marcia. Quanto sono adorabili i gatti. Quanto li amiamo e quanto loro amano noi! Ma siamo proprio sicuri sia così? Se lo è chiesto Abigail Tucker, firma della prestigiosa rivista Smithsonian, da sempre ”coinquilina” di amabili felini domestici e ora autrice del best seller del New York Times ”Il re della casa”, in Italia in libreria per Newton Compton (pag. 320 – 10,00 euro). Un libro dopo il quale nessuno, gattofilo o meno, potrà più guardare un micio allo stesso modo.
I dati
Dati storici, scientifici ed empirici alla mano, la Tucker ricostruisce la millenaria storia d’amore degli uomini verso i gatti, che dagli Assiri all’antico Egitto risale su nei secoli della storia. ”Nella marcia verso la Britannia – racconta l’autrice – i gatti domestici batterono sul tempo persino la conquista Romana”. E viaggiando sui velieri inglesi (proprio loro che odiano l’acqua) spesso conquistarono colonie (non solo feline) prima di sua Maestà. Fino ad arrivare ai nostri giorni in un percorso, fa notare la Tucker, pieno di contraddizioni.
I gatti dettano gli ordini
Perché, è innegabile, il gatto è un animale tutt’altro che utile: non aiuta l’uomo nei lavori, spesso non tiene compagnia (almeno non quanto il cane), non è facilmente addomesticabile e, secondo alcuni studi, indurrebbe persino verso una pericolosa china antisociale i suoi padroni. Eppure la sua conquista delle nostre case, che risale a poco più di un secolo fa, è stata rapidissima e costellata di successi. Non solo per i numeri, che pure sono impressionanti: più di 600 milioni di gatti domestici nel mondo, con una media di tre esemplari ogni cane e un +50% negli Stati Uniti tra il 1986 e il 2006. Ma per le abitudini che ha indotto nell’uomo. Solo in cibo per gatti, gli americani spendono 6,6 miliardi l’anno, 2 per la sabbia igienica. Ma non basta, perché il gatto va soddisfatto. E allora si va dalle linee di arredamente pensate espressamente per loro, tra un colosso come Ikea alle ”japanese furniture” del sofisticatissimo sito hauspanther.com (vero guru negli Usa), al vino per gatti della Apollo Peak (imperdibile il Moscato Pinot Meaw), per non parlare dei Cat caffè, che da Taiwan all’Europa esportano la moda di luoghi dove si può andare a passare qualche ora ”ospiti” di mici più o meno affabili. E poi, gli energy drink con estratto di the verde per quando li vediamo giù, i cuscini rilassanti che fanno (a loro) le fusa e anche le sedute dallo psicanalista contro lo stress della vita domestica. Ovvero della vita con noi. Il tutto mentre ogni padrone, sotto sotto, cova il dubbio (e il terrore) che il gatto di casa potrebbe benissimo tornare alla vita selvatica e sopravvivere egregiamente anche senza di lui.