Quest’anno New Look celebra il proprio sessantesimo anniversario, ricordando il celebre Dior che lanciò lo stile a fiori
Mentre l’iconico New Look ha compiuto 70 anni a febbraio, ricorre in questi giorni il 60/o anniversario della scomparsa del suo creatore, monsieur Christian Dior. Colui che ha fondato la prestigiosa maison francese, oggi uno dei marchi globali di lusso dal gruppo LVMH, guidata dal 2016, dopo Yves Saint Laurent, Marc Bohan, Gianfranco Ferrè, John Galliano, Raf Simons, da Maria Grazia Chiuri, prima donna in una dinastia di soli uomini. Nato a Granville il 21 gennaio 1905, morì d’infarto in Italia, a Montecatini Terme, il 24 ottobre 1957, a soli 52 anni. La dea del successo lo aveva baciato soltanto dieci anni prima, ma quei due lustri bastarono a Dior per cambiare per sempre i codici della moda femminile.
La storia
Christian Dior era figlio di un industriale e per assecondare il desiderio dei suoi genitori aveva frequentato l’Ecole des Sciences Politiques. Alla fine però aveva lasciato quegli studi poco amati e grazie all’aiuto finanziario del padre nel 1928 aveva aperto una galleria d’arte. La chiuse pochi anni dopo per via del crollo dell’azienda di famiglia. Dal 1937 al 1939 Dior lavorò con Robert Piguet, ma presto venne chiamato a prestare servizio militare. All’alta moda arrivò nel 1942, quando cominciò a lavorare nell’atelier di Lucien Lelong, dove lui e Pierre Balmain divennero presto i due principali couturier.
Finalmente nell’ottobre 1946 Dior aprì il suo primo atelier a Parigi. Determinante era stato l’incontro e l’aiuto finanziario di Marcel Boussac, re del cotone, tessuto che non a caso divenne protagonista del New Look, appena l’anno dopo. La nuova linea lanciata da Dior aveva spalle arrotondate rispetto a quelle imbottite precedentemente in uso. Le gonne erano lunghe e a forma di corolla, lunghezza 20 centimetri dal suolo. Il punto vita era stretto, ottenuto con l’aiuto di un leggero bustino, la guepière. I tessuti costosi andarono a sostituire il panno usato durante la guerra. L’abbondanza di stoffa dei suoi modelli fu di aiuto alla ripresa dell’industria tessile.
Era il 12 febbraio 1947 quando il 42enne Christian Dior presentò alla stampa la sua prima romantica collezione, intitolata Corolle. I saloni del numero 30 di Avenue Montaigne erano invasi dai fiori del vivaista Lachaume. La caporedattrice di Harper’s Bazaar, Carmel Snow, crede nel talento del nuovo couturier che aveva notato nel 1937 con un modello disegnato da Dior per Robert Piguet. Alla fine di una sfilata tutta silhouette inedite, vitini stretti, bustini sexy e gonne a corolla, la Snow esclamò: “Mio caro Christian, i suoi abiti hanno un tale new look!. Un giornalista della Reuters colse al volo la formula e la scrisse su un bigliettino che lanciò dal balcone a un corriere appostato in strada. La notizia arrivò il giorno stesso negli Usa, prima ancora che in Francia, dove i giornali erano in sciopero. Carmel Snow telegrafò alla propria redazione la formula appena creata. La novità di cui parlava fu come una detonazione. La guerra era finita da due anni e Dior con la sua collezione segnava una svolta lasciando al passato restrizioni, cupezza, uniformi. Intendeva restituire alle donne il gusto di piacere che tenevano nascosto.
La nascita di New Look
Dior costruì il New look letteralmente con le proprie mani, modellando a colpi di martello un manichino rigido. Racconta Suzanne Luling: “Fu battendo nervosamente col martello che riuscì a dare al manichino le forme della donna ideale, protagonista della moda che avrebbe lanciato”. “Volevo che gli abiti fossero modellati sulle curve del corpo femminile – rivelava Dior -. Sottolineavo la vita e i fianchi, mettevo in evidenza il seno. Per dare più struttura ai miei modelli, feci foderare tutti i tessuti di percalle o taffetà, riprendendo una tradizione da tempo abbandonata”.
Il 12 febbraio ’47 venne annunciato in pedana il modello numero 1 indossato da Marie-Therese. Il pubblico rimase strabiliato dagli abiti En huit e Corolle. Esiste una foto di due donne che strappano il vestito di una terza. Ma l’intento del couturier, nel disegnare i suoi capi-fiore, era solo rendere felici le donne. E Dior ci riuscì.