La città di Milano, per la prima edizione di questo evento, si riempie di persone pronte ad entrare negli atelier degli stilisti
I precedenti a Milano c’erano già stati con il Fuori salone durante la Design Week e il «Natale» di appassionati lettori e bibliofili e irriducibili della pagina stampata poi anche declinata in altre versioni, a dire Book City. Non va poi dimenticata anche la versione musicale con Piano City. Ma con la moda non ci si era ancora riusciti, coinvolgere la città e chi la vive in quel determinato momento, portandola all’interno dei luoghi «sacri» deputati al rito della sfilata e delle vendite delle collezioni, ma anche i quartier generali dove si prendono le decisioni strategiche di un marchio d’eccellenza, portabandiera del made in Italy nel mondo. Ci ha pensato la prima edizione di Apriti Moda, svoltasi nel week end del 21 e 22 ottobre 2017. Porte aperte di 14 nomi della creatività italica svelando (almeno in parte) i segreti dei grandi creativi.
Migliaia di appassionati
Risultato? 15 mila presenze, visitatori milanesi, italiani e anche stranieri. Il titolo del progetto ideato da Cinzia Sasso e realizzato con Maria Canella faceva presagire bene con quel non so che di favolistico. Anche perché calpestare la sala sfilate di Miuccia Prada, passeggiare all’interno dell sale degli atelie di Giorgio Armani; ma anche scoprire come si realizza una stampa nei laboratori di Etro oppure sfogliare con emozione e nostalgia le raccolte di schizzi e ammirare i capi esposti negli spazi della Fondazione Gianfranco Ferré non capita tutti i giorni. Chi voleva anche aggiungere una creativa gita fuoriporta la meta era Sumirago, vicino a Varese dove i Missoni hanno il loro quartier generale. Scaligeri o solo appassionati del do di petto, invece a Milano, potevano accedere ai Laboratori Atelier, in particolare le sartorie del Teatro alla Scala negli spazi Ansaldo nel cuore del cosiddetto Design District. All’appello per completezza vanno indicati: Agnona, Alberta Ferretti, Antonio Marras, Curiel, Ermenegildo Zegna, Gianni Versace, Moncler e Trussardi.
La città delle tre Effe
Il progetto ha visto concentrasi gli sforzi non solo del Comune di milano e di Camera Nazionale Moda Italiana, ma anche del Ministero dello Sviluppo Economico, di Altagamma e del Fai, fondo ambiente italiano, da sempre esperto nel gestire eventi in cui si aprono al grande pubblico luoghi esclusivi come le proprietà Fai. La manifestazione nella capitale delle tre «effe», così come è stata ribattezzata Milano essendo palcoscenico, in versione british, di fashion, furniture & foodm, a doire, moda, design e cibo, mira e vuole continuare a operare in tal senso, a creare un circolo virtuoso tra formazione e mondo del lavoro; ma anche un legame sempre più stretto e vincolante con i cittadini milanesi e internazionali da sempre estimatori e portabandiera del made in Italy. Così gli organizzatori sono già alò lavoro per la seconda edizione.