Il designer non ha aperto nuovi orizzonti, ma ha apportato un’evoluzione rinfrescante modificando la sua formula con una grafica industriale e forme semplici
L’evoluzione è l’essenza della moda. Nonostante non sia un designer esperto, Marcelo Burlon lo sa bene. In un mondo di autori creativi autoesprensivi, autodidatti che si attengono a una formula fino a quando non lo succhiano, ripetendolo fino alla nausea, si deve riconoscere il talento di Burlon per cambiare il gioco – o bette r, tweaking esso – al culmine del successo.
Lo spettacolo di oggi è stato una partenza per la Contea di Milano. Burlon, infatti, sembrava teso ed emotivo nel backstage. Sono finiti i simboli religiosi oscuri, lo spirito tribale e persino il casting apertamente sessualizzato.
Ora è il momento per un gruppo di mostri e perdenti di tutte le età e forme, vestiti con colori fluo, grafica industriale e forme dirette. Lavorando su un tema sci-fi “Incontri ravvicinati del terzo tipo” – la collaborazione con il film è stata formale, con merchandise e stampe dedicate – Burlon ha fatto davvero un salto in avanti.
Non era qualcosa di radicalmente nuovo; Jun Takahashi di Undercover è stato in questo territorio molte volte.
Ma è stata un’evoluzione rinfrescante per la contea di Milano.