Da artigiano di cappelli all’approdo nel menswear, scopriamo l’artista ribelle Nick Fouquet

“È una passione che è diventata un’ossessione che è diventata il business…Piacere sono Nick Fouquet, creatore di cappelli” così Fouquet presentò se stesso e il suo lavoro creativo quando nel 2014, appena trentenne, era ormai entrato pienamente nel mondo della moda e riconosciuto quindi come designer di successo e soprattuto iconico nella sua capacità creativa decisamente originale. Francese di nascita e americano di adozione, Nick Fouquet è cresciuto con cinque sorelle molto attente all’arte ma ci sono voluti anni prima che lui decidesse di passare dall’”osservazione” all’”azione” nel campo della creatività. Fu solo quasi allo scadere dei suoi vent’anni che la ricerca creativa di Fouquet si orientò verso quello che nel mondo contemporaneo sembra un accessorio perduto, una forma d’arte antica: il cappello. “Credo molto nell’importanza del possedere dei cappelli – il suo primo cappello era un francese Motsch acquistato a 15 anni – quando fai il tuo ingresso da qualche parte, puoi essere vestito bene quanto vuoi ma sono gli accessori come questo a fare sempre la differenza. Per me il cappello è un accessorio interessantissimo di quelli che più aiutano a giocare con la tua personalità alla ricerca delle sue diverse sfumature”. Il suo mentore Christophe Laurent, un designer franco-americano con base a Los Angeles per cui ha lavorato per sette anni occupandosi di abbigliamento dal design fino alla produzione, è stato per Fouquet una grande ispirazione, ancora oggi infatti dice: “Quando ho un problema o le cose vanno bene, lo vado a trovare”. Ad osservare Fouquet si intuisce subito il suo rapporto con l’arte: i capelli biondi spettinati, il sorriso di chi si butta nella vita, lo sguardo acceso, l’aria un pò naif ma anche avventurosa, un pò infantile ma anche saggia, a metà strada tra l’old midwest e la California degli anni ’70. Sono tantissime le celebrità che adorano le creazioni dell’hat maker (artigiano del cappello), rigorosamente fatte a mano ed anche eco-sostenibili: “Jared Leto, Pharrell Williams, Madonna, Bono, Bob Dylan, Anne Hathaway…Però, per quanto per me sia bello che le celeb amino i miei prodotti, non faccio differenze. Sono clienti come tutti gli altri, esseri umani come tutti gli altri. Sono di quelli che pensano che alla fine in bagno ci andiamo tutti alla stessa maniera. Per me la cosa più eccitante è quando entra nella bottega qualcuno che ha pochi soldi per comprare un cappello ma ha una voglia immensa di averne uno. Chi ha risparmiato per un cappello è molto più motivato, ha maggiori aspettative emotive, lo desidera tanto, lo desidera davvero”. Fouquet nella sua ricerca estetica finalizzata alla produzione di un suo capo iconico combina design, lavoro artigianale e un’accurata selezione dei materiali: “Tutte queste componenti lavorano assieme. Non ho preferenze. Il ‘fatto a mano’ è tornato in auge nel modo migliore, come su misura: le persone sono tornate a cercare e pretendere la qualità, il valore di un prodotto che può durare una vita. Credo che l’aspetto artigianale regali qualcosa anche al design, una componente classica e ‘immortale’, fuori dal tempo e dalle mode, incapace di invecchiare eppure molto, molto personale. Per carità, il design è sempre importante, che si parli di un tattoo, di un abito o dell’arredo della propria casa, ma credo che a vincere sia la combinazione, come dicevi, di creatività, ottima fattura e materiali ricercati…ho il mio metodo personale. E non disegno. Ti vedo, prendo il mio pezzo di feltro di castoro o di un altro materiale e parto in quarta. In genere, è il cappello a dirmi cosa fare, che direzione prendere. Nel mio caso disegnare mi distrarrebbe da quella che è l’intensità del fare. Se mi viene un’idea mentre cammino per strada, torno indietro e mi metto subito all’opera. Ti faccio un esempio: la settimana scorsa stavo lavorando a un cappello mentre mi intervistavano e sul più bello mi sono tagliato. Non mi sono fermato, ho messo il mio dolore in quello a cui stavo dando forma e corpo. Per me le cose, semplicemente, accadono e se ci pensi su troppo, la vera ispirazione scappa. L’intuito sta nel momento”. Ma Nick Fouquet non è solo cappelli iconici, o almeno non più. Dopo diversi anni di collaborazioni con altri desigern, tra cui anche Federico Curradi, Fouquet è approdato all’esplorazione totale del menswear, dagli accessori ai diversi capi di abbigliamento, tutti sempre carichi della sua iconocità originale dove essere se stessi è una grande dichiarazione d’amore per se stessi e quindi di ribellione. Vieni a scoprire Nick Fouquet su Michele Franzese Moda.