Il celebre protagonista dell’alta moda italiana ci lascia a 98 anni ma la sua eleganza resta eterna

Renato

“La cosa che mi gratifica di più è che ho scoperto di essere simpatico: uno come me, che a 11 anni leggeva Dostoevskij e suonava Beethoven al pianoforte… E poi mi sembrava di essere tanto brutto con questi labbroni” così raccontava di se stesso vent’anni fa Renato Balestra. Renato è diventato stilista, e poi uno dei massimi rappresentanti nel mondo dell’alta moda italiana e del made in Italy, per caso, per scherzo. Da ragazzo lui alla moda proprio non ci pensava. Nato a Trieste nel 1924 in una famiglia di architetti e ingegneri, da giovane si dedicava alla pittura, alla musica e alla scenografia, allo studio del pianoforte ma per seguire le orme della famiglie frequentava la facoltà di ingegneria e in tale futuro si proiettava. Poi, un giorno, una scommessa con gli amici gli cambiò la vita. Un bozzetto di un abito disegnato da lui per gioco fu inviato, proprio dai sua amici direttamente al Centro Italiano della Moda di Milano:  “Venne spedito a mia insaputa al Centro Italiano per la Moda di Milano per un concorso. Quel disegno ebbe un successo incredibile, tanto che venni invitato a collaborare per una collezione di alta moda che avrebbe sfilato a Firenze”. Le sue sorti cambiarono rapidamente e da li a poco divenne uno dei uno dei simboli stessi dell’alta moda italiana.  Abbandonati gli studi di ingegneria comincia il suo apprendistato nell’atelier di Jole Veneziani. Nel 1954 il trasferimento a Roma. Qui lavora per Emilio Schubert, Maria Antonelli e le Sorelle Fontana. In questo periodo entrano nella storia i suoi costumi disegnati per attrici del calibro di Ava Gardner, Gina Lollobrigida e Sophia Loren. Nel 1958 il suo talento vola oltre oceano e presenta le sue collezioni negli Usa. Anche qui conquista dive come Liz Taylor e Claudia Cardinale. Il suo primo atelier nasce a Roma in via Gregoriana 36 nel 1959 e pochi anni dopo nel 1961 ecco la sua prima collezione haute couture Primavera-Estate presentata nella Galleria nazionale d’Arte Moderna. Ed è proprio che nei dinamici anni ’60 nacque il suo simbolo per eccellenza destinato a diventare famosissimo in tutto il mondo: il “Blu Balestra”. Un blu acceso, brillante, magico, iconico, assolutamente senza tempo, un colore che ancora oggi è simbolo indiscutibile dell’identità della maison. Non si conosce la storia o i motivi dietro la scelta di questo particolare colore, Renato stesso racconterà durante alcune interviste che  nemmeno lui sa bene il motivo del suo amore per quel colore in particolare ma è assolutamente convinto che sin da bambino il blu è il suo colore preferito. Alla fine di quegli anni il suo brand come icona del grande stile Italiano viene distribuito in tutto il mondo e i suoi vestiti saranno scelti, amati e indossati da first lady, principesse, imperatrici: Farah Diba, la regina di Thailandia Sirikit e sua figlia, la principessa Choulaborn, la principessa Noor di Giordania che sceglie Balestra per realizzare l’abito da sposa per le sue nozze con il principe Hamzah bin Hussein. La sua creatività si accompagna anche a grandi scelte pragmatiche: fu tra i primi stilisti a credere nella “licenza”, e dal lancio del profumo Balestra nel 1978 creò con successo varie categorie di prodotti tra cui trucco, valigie, occhiali e articoli per la casa. La sua passione giovanile per le scenografie teatrali ritorna quando comincia a disegnare i costumi per molte opere liriche collaborando con il Teatro dell’Opera di Belgrado per i costumi de La Cenerentola di Rossini, con il Teatro Verdi di Trieste realizzando i costumi per Il Cavaliere della Rosa di Strauss. Un grandissimo successo mondiale quando disegnò i costumi per il musical Cinderella prodotto dalla Broadway-Asia Entertainment con un tour mondiale che ha toccato dalle maggiori città asiatiche fino alle city in Usa. Le sue ultime grandi tappe di una carriera eterna sono nel 2011 quando inaugurò la Mostra “Fashion is culture” nell’Istituto Italiano di Cultura a Los Angeles, dove il percorso tracciava le tappe fondamentali della sua prestigiosa carriera attraverso 150 disegni e bozzetti. E poi nel 2019 la sua mostra antologica nella Certosa Museo di San Martino a Napoli, con oltre 250 tra abiti e bozzetti. Il suo archivio è stato dichiarato dal Mibac “di interesse storico particolarmente importante” poiché omprende documentazione prodotta dalla metà degli anni Cinquanta fino ai giorni nostri, con oltre 40.000 bozzetti e disegni, abiti e lavorazioni sartoriali, rassegna stampa e fotografie è un documento storico incredibile. “È stato un uomo straordinario, coraggioso, capace di farsi da solo. Per noi è stato un esempio – così lo ricorda la nipote Sofia Bertolli Balestra – Di lui mi è sempre piaciuto come, negli anni Settanta, abbia iniziato a vestire un tipo di donna totalmente diverso, molto più moderna: creava abiti trasparenti decorati da ricami che sembravano pennellate, non s’era mai visto nulla del genere. Una sua cliente un giorno mi ha detto che i vestiti di mio nonno erano per “donne graffianti”. Una definizione che mi piace moltissimo”. La gestione del marchio e atelier è stata lasciata alle figlie, Federica e Fabiana, e alla nipote Sofia: “Addolorate per questa terribile scomparsa, resta il ricordo di un uomo straordinario. Unico per la sua passione e curiosità che gli hanno permesso di essere protagonista dell’alta moda italiana nel modo”. Ciao Renato, noi di Michele Franzese Moda ti auguriamo di volare con serenità nel tuo eterno Blu Balestra.