La moda made in Italy archivia il 2019 in linea con lo scorso anno. Secondo la Camera Nazionale della Moda Italiana il primo semestre ha registrato una discreta crescita e un rallentamento nel secondo per il peggioramento del quadro macroeconomico italiano e le incertezze della situazione internazionale. A dicembre la percezione sulle prospettive economiche era migliorata. L’economia mondiale stava progredendo lungo un sentiero di moderato sviluppo grazie alle schiarite sui conflitti tariffari tra Usa e Cina e a una maggiore chiarezza sul percorso della Brexit. In poche settimane il panorama è “cambiato radicalmente” a causa di diversi fattori geopolitici: in Medio Oriente con l’inasprirsi delle relazioni Iran-Usa, il piano Trump per la Palestina e lo stallo nella crisi Libica, in Europa per il delicato inizio della fase finale dei negoziati sull’accordo Brexit, ma soprattutto, su scala globale per l’allarme per l’epidemia di Coronavirus in Cina. L’impatto economico dell’epidemia – scrive Camera Moda – è attualmente non calcolabile e i provvedimenti del Governo cinese sono senza precedenti. Un confronto con l’epidemia Sars del 2003-2004 può fornire uno scenario minimo di impatto. La simulazione ‘ottimistica’ con i parametri Sars, indica una riduzione nell’export di moda italiano verso la Cina non inferiore a 100 milioni di euro nel primo trimestre 2020 e a 230 milioni in caso di prolungamento della crisi a tutto il primo semestre. Il realizzarsi di uno scenario ‘intermedio’ determinerebbe una contrazione del fatturato dell’industria moda tra -1,5% e -2,5% rispetto al primo semestre 2019 causata da una contrazione dell’export tra -0,5% e -1 per cento.