L’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi elaborato da Confimprese-EY evidenzia il calo dei consumi nel settore moda, con -38,5% nel gennaio 2022 rispetto al gennaio 2020. L’andamento negativo totale vede però al suo interno in forte crescita la quota derivante dai consumi on line, complice la pandemia che ha costretto la maggior parte degli italiani a passare maggiore tempo in casa e a utilizzare più frequentemente i canali digitali per gli acquisti.
Crescono le vendite su internet
Il fashion si posiziona al primo posto fra i settori per consumi on line in Europa. Secondo l’indagine Eurostat, Il 68% degli utenti on line ha acquistato nel 2021 un capo di abbigliamento, calzature o accessori. Nel 2020 invece la quota degli utenti che aveva acquistato un prodotto fashion tramite il canale digitale arrivava al 40 per cento. Merito ai Paesi Bassi, primo paese europeo in questa particolare classifica: nel 2021 il 90% degli utenti olandesi ha acquistato su Internet; seguono Danimarca e Svizzera. I Paesi con la più bassa penetrazione dello shopping online sono stati Romania e Bulgaria. Secondo il Global ecommerce forecast di eMarketer, quest’anno l’e-commerce supererà i 5 mila miliardi di dollari, circa un quinto delle vendite retail complessive. Fra i brand con i maggiori incrementi ci sono Salvatore Ferragamo,(+41,3%), Ralph Lauren (+32%) e Hugo Boss (+20%).
L’appello della Camera nazionale della moda italiana
Uno dei motivi principali di questo andamento è rappresentato, oltre che naturalmente dalla pandemia, anche dagli alti costi necessari per trasporti e logistica, con i prezzi del petrolio cresciuti in un anno fino al 300%. Da qui l’appello al Governo di Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda italiana, per sostenere il made in Italy: “La Cnmi – spiega – chiede che si continui con il supporto agli affitti, perché anche se l’export vola il commercio interno purtroppo soffre ancora e deve essere aiutato”. Capasa ha chiesto inoltre di favorire il reshoring e far rientrare in Italia numerose produzioni. Ha poi sottolineato il danno subito dal settore a causa dell’esclusione dei marchi di impresa dalle tutele del patent box per l’agevolazione fiscale sui redditi derivati dall’uso di opere d’ingegno: “Nel mercato globale la competitività della moda Made in Italy si gioca sempre di più su innovazione e creatività, strumenti che vanno quindi protetti e sostenuti” ha concluso.