«Volevo andare oltre il concetto di streetwear», ha detto Lucas Ossendrijver, che gioca sui contrasti e su capi-patchwork
Buio, i modelli che girano veloci per la sala spoglia come uno sciame impazzito d’api. Si chiude con una sorpresa la sfilata Lanvin, con un brivido di movimento che ricorda quelle mutazioni che accompagnano gli abiti. «Non è formale non è casual ma solamente chic», ha spiegato Lucas Ossendrijver, mente creativa dell’uomo di Lanvin, «sono abiti che cambiamo, sono ibridi».
Raccontano più storie insieme. Citazioni army, sportswear, inserti da pezzi diversi in un unico capo. «Volevo andare oltre lo streetwear», ha continuato il designer, che punta sui contrasti e su un mix funzionale. Partendo da forme oversize costruite su pantaloni a sigaretta o shorts, portati con anfibi o sneakers super tecniche.
E con grandi borse «che ricordano quelle dei traslochi». Un contrasto che continua tra daytime ed evening, tra grandi spalle delle giacche, mantelle che coprono a uovo. Tra top costruiti con il dietro di una camicia e il davanti di una maglietta. E quello sportswear che si insinua come una variazione genetica e porta a un deluxe easy-to-wear delineato dalle silhouette morbide.
Giudizio. Se la maison è ancora in cerca d’autore per la donna, il menswear di Lanvin sembra essere in ottime mani con Ossendrijver. Che costruisce una collezione bilanciata tra essere e apparire.