Sky Arte trasmette il ritratto duro e spigoloso di Alexander McQueen, lo stilista ancora oggi uno dei fari della moda di ieri e di oggi
“Adesso vi mostro il mio casino, la mia illusione, il mio teatro”. Sono le parole di Alexander McQueen con cui inizia il documentario dal titolo “Alexander McQueen Fashion Holigan”, ritratto duro e spigoloso del grande stilista inglese scomparso nel 2010 che Sky Arte trasmette il 19 ottobre 2018 alle ore 21:15 sui canali 120 e 400.
Girato principalmente prendendo in considerazione i due ultimi, grandi show del designer (Th Horny of Plenty e Plato’s Atlantis, entrambi del 2009), il lungometraggio analizza la poetica, le iperboli e le provocazioni di uno dei più grandi geni che hanno attraversato la moda degli ultimi vent’anni.

L’esempio scomodo e spettacolare di McQueen
Dagli esordi all’arrivo come direttore creativo di Givenchy. Dal ritorno alla propria linea al suicidio dopo l’ultima sfilata maschile, seppur troppo verboso e un filo approssimativo, il documentario merita di essere visto per capire, oggi più che mai, l’importanza e la validità di una visione, quella di Alexander McQueen, che ha molto da insegnare alla moda di oggi.
In un momento di politically correct e di mancanza di vera provocazione o innovazione in passerella, l’esempio di Alexander McQueen resta infatti un monito pesantissimo.
“Le mie influenze arrivano da tutto”, dichiarava Alexander McQueen nelle interviste, “mi ispiro anche ai barboni per strada e alle droghe”.
Nei suoi spettacoli, impossibile chiamarle sfilate, c’era tutto: i simboli storici del clan scozzesi, fantasia infantile mitizzata, e l’abbigliamento sadomaso o funambolico dei Kinky Gerlinky, i party estremi e funambolici nei club gay della Londra underground di fine anni Ottanta e inizio Novanta; le memorie della grande couture e le macerie dell’era Vittoriana; il romanticismo melenso delle Lady Inglesi e i sobborghi malfamati di Jack lo squaratore.
E poi teschi, ossa, corde e tutto l’armamentario da film horror che nelle sue mani diventava un abbagliante memento mori.
Tutto questo, unito a una grande sapienza sartoriale, creò il mito Alexander McQueen, un’eredità che dovrebbe far molto riflettere la comfort zone in cui si è richiusa gran parte degli stilisti di oggi, tutti terrorizzati dalle critiche o dai foto-confronti su Instagram.
A questa inutile arrendevolezza, a questa rinuncia al rischio del fashion system, Alexander McQueen risponderebbe con uno dei suoi show scomodi e attesissimi, uno spettacolo potente proprio perché non convenzionale e comunque mai conforme. In questo, il suo esempio resta un paradigma. Un paradigma che avrebbe bisogno di essere di nuovo reso un fatto.