Non bastava la pandemia, ora è la guerra a mettere in crisi l’economia globale legata al mondo del fashion e del luxury
Fermare subito la guerra
Il 2022 è da poco cominciato come è appena cominciata la Milano Fashion Week 22-23 A/I. Alla partenza di questa edizione l’aria che si respirava tra tutti gli operatori del settore era carica di ottimismo, voglia di rinascita, ripresa e fiducia verso il futuro. I sogni di un’intero settore che occupa un posto rilevante nell’economia italiana e globale sono stati infranti dallo sgradevole suono delle sirene di Kiev che annunciavano l’inizio delle operazione militari di invasione della Russia. Il presidente Putin ha scelto di invadere l’Ucraina proprio quando ormai la paura della proliferazione pandemica sembrava rientrare, finalmente, in numeri più gestibili e si intravedeva una luce fuori da un tunnel che il mondo intero percorre da due anni. E invece no. C’è la guerra, ed è in Europa. Alla Fashion Week ora si respira un’aria incerta, c’è disorientamento e sconforto in tutti gli addetti ai lavori, grandi marchi, modelle, influencer, pubblico, tutti stanno cercando, ognuno attraverso i propri linguaggi, di esprimere solidarietà al popolo ucraino e di promuovere messaggi di cessazione delle ostilità. Certo non basta. Si spera basteranno in qualche modo le durissime sanzioni che USA e UE applicheranno alla Russia. Staremo a vedere. Intanto anche la moda trema per l’Ucraina. Il problema è che queste sanzioni avranno ripercussioni purtroppo su tutto il mercato globale e i settori della moda e del luxury non sono certamente esclusi, anzi. Carlo Capasa presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana afferma: “siamo tristi e costernati per l’Ucraina. La moda deve promuovere l’unione tra le persone…quello che più mi addolora è l’aspetto umano. Per il business siamo preoccupati perché ciò porterà problemi nei rapporti diretti di export, un aumento dei costi dell’energia e uno sbilanciamento del sistema economico». Le conseguenze del conflitto si prospettano drastiche. I primi crolli in borsa di grandi nomi parlano chiaro: Lvmh a -3,32%, Kering -4,59% ed Hermès a -2,3%, Richemont (-5,02%), Inditex (-3,05%), Tod’s (-5,41%) e Moncler (-4,28%). Continua Capasa: «Purtroppo ribadisco come questo sia il risultato della stoltezza umana. Come sistema moda continuiamo a sottolineare e continueremo a ribadire che bisogna recuperare i valori per pensare a un mondo migliore». C’è molto da sperare e noi di Michele Franzese Moda ci auguriamo che presto tutto possa concludersi senza ulteriori vittime.