Il mondo dell’alta moda scende in campo per prendere posizione contro la guerra Russia- Ucraina.
La solidarietà del fashion
Il fashion month si è da poco concluso. Il tanto atteso ritorno alla normalità in vista del calare dei contagi è stato però nuovamente rimandato a causa di un evento purtroppo ancora più grave della pandemia: la guerra alle porte dell’Europa in Ucraina. La Milano Fashion Week si è aperta proprio con l’inizio del conflitto e il presidente della Camera della Moda Italiana, Carlo Capasa, sin da subito ha espresso le sue preoccupazioni sull’impatto dello scenario bellico sul mercato della moda: “Prima della guerra eravamo messi molto bene. Recuperati due terzi del fatturato perso nel 2021, le nostre proiezioni vedevano il 2022 come il 2019, se non con qualcosina in più. Dei 24 milioni persi, 16 erano stati recuperati. Questa guerra ha portato problemi che impatteranno inevitabilmente il settore”. Nonostante qualche polemica iniziale non possiamo nascondere che i grandi nomi della moda presenti a Milano non hanno fatto mancare il loro sostegno a tutte quelle prese di posizione in nome della pace che già circolavano tra il pubblico presente alle sfilate. Messaggi di solidarietà sono apparsi fuori le sfilata di Max Mara, Gucci, Prada. Re Giorgio Armani ha scelto di sfilare in mute usando il silenzio come rispettoso simbolo per le vittime del conflitto: “La mia decisione di non usare nessun tipo di musica è presa in segno di rispetto per tutte le persone coinvolte nella tragedia in corso in Ucraina”. Elisabetta Franchi ha pubblicato uno scatto dal suo backstage insieme a varie modelle di nazionalità diverse scrivendo “In questo backstage ci sono donne da tutto il mondo, tutte insieme senza confini. Questo è il mondo che vorrei. No alla guerra”. Durante la Parigi Fashion Week la Fédération de la Haute Couture et de la Mode ha scelto di esordire con un chiaro messaggio: «La creazione si basa sul principio della libertà, in ogni circostanza. E il ruolo della moda è quello di contribuire all’emancipazione individuale e collettiva nelle nostre società. Dato il contesto attuale, la Fédération de la Haute Couture et de la Mode vi incoraggia a vivere con solennità e riflessione gli spettacoli dei prossimi giorni in queste ore buie». Le varie iniziative e donazioni nel mondo della moda a sostegno dell’Ucraina si sono moltiplicate. Tante le maison che si sono mobilitate finanziariamente con l’obiettivo di sostenere i rifugiati costretti alla fuga dall’invasione in atto. Da Stella McCartney, che ha comunicato la sua donazione a CARE, a Valentino e Armani che hanno supportato l’Unhcr (United Nations High Commissioner for Refugees) con 500mila euro. Non è mancata la mobilitazione anche di Bottega Veneta, Dolce&Gabbana, Donatella Versace, Etro, Ferragamo, Furla, Gruppo Prada, Golden Goose, Gucci, Max Mara, Missoni, Moncler e Stone Island, Trussardi, Valentino e Zegna. Carlo Capasa si è speso personalmente nell’avviare questo processo di solidarietà: “davanti a una tragedia di tali dimensioni, che sconvolge la vita di tante persone, i numeri sono l’ultima cosa che conta. Questo deve essere chiaro. L’industria affronterò si dei problemi, ma tutto viene dopo. La cosa principale sono le persone, ed occorre capire cosa fare. Per questo abbiamo lanciato una bellissima iniziativa con l’agenzia dei rifugiati Unhcr grazie alla quale abbiamo già raccolto oltre 4 milioni di donazioni. Questo è il primo aspetto che conta, stiamo infatti lavorando ad altre iniziative.” La moda grida PACE.