Frustrata dalle restrizioni e dal conflitto di interessi che la penalizzavano, la figlia del presidente degli Stati Uniti d’America ha deciso di dire basta

 

Ivanka Trump si appresta a chiudere  la sua linea di moda. Lo scrive il Wall Street Journal. La figlia del  presidente ha formalmente lasciato oltre un anno fa il brand lanciato  nel 2014. Le vendite, ricorda il Wsj, hanno avuto un’impennata nel  2016, anno dell’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca.

Poi però la società, secondo i media americani, è diventata il parafulmine dei detrattori di The Donald, con i gruppi organizzati anti-Trump che l’anno scorso hanno indetto un boicottaggio del marchio.

Distributori come Nordstrom Inc. e Hudson’s Bay hanno smesso di promuovere la griffe, motivando la decisione con le scarse performance delle vendite. Abigail Klem, presidente del marchio Ivanka Trump dalla scorsa primavera, ha comunicato quindi ai 18 dipendenti la chiusura del gruppo.

Un addio che narrano sia davvero sofferto; ma non molto di più della frustrazione provata davanti alle restrizioni che si era imposta, per evitare le accuse di conflitto di interessi.

A un anno e oltre dal giorno in cui si era separata formalmente dal suo business, Ivanka Trump prende una decisione più drastica: chiudere il suo brand di moda, lanciato in tempi ancora non sospetti – nel 2014 – con il proprio nome.

Si concentrerà su Washington e sulla politica: questa l’intenzione della figlia  di Donald Trump, da tempo alla Casa Bianca come senior advisor del padre.

Nell’anno dell’elezione a presidente, le vendite del marchio si erano impennate, attirandosi l’attenzione e l’ostilità dei rivali e dei detrattori di Donald, che avevano iniziato a invitare al boicottaggio.

Al punto che alcune catene di negozi, vedi Nordstrom e Hudson’s Bay, avevano addirittura smesso di vendere i prodotti Ivanka Trump negli ultimi 18 mesi, davanti a risultati troppo modesti; altri avevano ridimensionato al ribasso gli spazi fino a quel momento concessi. Ieri la notizia, comunicata dal presidente Abigail Klem ai 18 dipendenti: basta così.