E’ un tessuto iconico e intramontabile, le cui origini risalgono al XVI secolo, come tela blu chiamata fustagno genovese ed estremamente resistente, utilizzata per le vele delle navi e come copertura per le merci. Prese il nome blue-de-Genes, e cioè blu di Genova, da cui, poi, derivò la parola blue-jeans. Quando nell’800 il tessuto approda in America, viene ‘adottato’ anche dai minatori. Nel 1853 è Levi Strauss a inventare i celebri jeans. Il cinema li rende icona, con idoli hollywoodiani come James Dean ed Elvis Presley che li abbinano a T-shirt e giacca di pelle. Negli Anni 60-70 i jeans diventano il manifesto della ribellione giovanile, e all’inizio degli Anni 80 puntano al comfort e all’innovazione con i primi tentativi d’integrazione della fibra elastica. I jeans stretch diventano un must-have. Nei 2000 si punta alla bellezza, alla funzionalità e alla flessibilità.
I jeans sono comunque un must have da sempre, e mantengono immutato il proprio fascino, a prescindere da mode e generazioni. Secondo Lyst, i jeans più amati dalle donne in Italia sono quelli di Jacquemus, Dolce&Gabbana, Gucci, The Attico e Levi’s. Il classico 501 si riconferma un must have che ritorna negli anni, nonostante la sua vestibilità non sia facilissima. Il denim sa rendere casual qualunque look in modo semplice proprio per il fatto che nascono come un capo da lavoro, quindi super informale.
Altro aspetto da tener presente è la sostenibilità: il denim è fatto di cotone, spesso coltivato con fertilizzanti e pesticidi che hanno impatto sull’ambiente e per produrre il quale sono necessarie grandi quantità d’acqua. Alcuni marchi, di recente, hanno tuttavia rielaborato il denim vintage utilizzando materiali di scorta. La top ten selezionata da Vogue dei brand produttori di denim sostenibile e “responsabile” vede in “classifica” E.L.V. Denim, DL 1961, Etica, Amo Denim, Bliss and Mischief, Jeans da ragazzo, Re / Fatto, Sezane, Citizens of Humanity, Gap Better Made Denim
***