Il menswear italiano chiude il 2020 con quasi 2 miliardi di euro di deficit e apre il 2021 in salita, secondo il Centro Studi di Confindustria Moda. La moda uomo esce fortemente ridimensionata dalla crisi Covid con una flessione annua del 18,6%. Nonostante la boccata d’ossigeno nel periodo estivo (luglio-settembre), le esportazioni sono calate del -17,3%. Ad eccezione della Corea (+1,9%), tutti i mercati di sbocco sono in calo. I partner principali, Svizzera e Germania, contengono il calo (-6,2% e -9,2%), seguiti del -12,8% della Francia. Usa, Uk e Spagna calano di oltre il 20%. Il Giappone arretra del -10,4%, la Cina del -17,2%, Hong Kong è maglia nera (-31,2%). In Italia la spesa per la moda maschile nel 2020 dovrebbe calare del 22,3%, dopo un primo semestre a -37,5%. A segnare i decrementi peggiori, la confezione (che copre il 54,9% del sell-out settoriale), l’abbigliamento in pelle e le cravatte.