Un recente articolo del New York Times definisce i designer che hanno sfilato a Milano «confusi sul proprio ruolo»

La Milano Fashion Week «è stata una stagione molto fuori focus. L’Italia sta giocando in modo periferico nella narrazione europea ormai da un pezzo: nelle diverse danze fra Macron e Merkel e Trump e May, raramente il primo ministro Paolo Gentiloni si inserisce e i designer sembrano confusi allo stesso modo sul loro ruolo nel grande ecosistema del fashion». Domenica 24 settembre sul New York Times Vanessa Friedman ha attaccato così la fashion week milanese provocando l’ira di molti stilisti italiani. Prosegue, poi, l’articolo: «Milano non è mai stata una città della moda intellettuale, lasciate questo ai decostruzionisti e ai concettuali di Londra e Parigi».

La replica di Stefano Gabbana: «I giornalisti del New York Times non entrano alle nostre sfilate da anni, eravamo stanchi degli insulti, così abbiamo deciso di lasciarli fuori.»

Queste alcune delle parole di Stefano Gabbana nel replicare al duro articolo pubblicato sul NY Times, augurandosi che anche altre maison italiane (attaccate in modo diretto nell’articolo) si aggreghino alla sua scelta di far fuori i giornalisti del noto quotidiano statunitense dalle sfilate della MFW.
«Il problema è che noi italiani siamo insicuri, ci sentiamo sempre inferiori, mentre in realtà sono gli altri che hanno paura di noi. Sappiamo fare tutto: tessuti, accessori, bottoni, persino le etichette degli abiti, i sacchetti. Per cui è logico che agli altri convenga farci sentire in difetto, sminuirci. Un Paese che fa tutto questo non fa paura?».
«Viva l’Italia, viva la moda italiana. Grazie per avermi dato la possibilità di difendere il nostro Paese», queste, infine, le parole di Stefano Gabbana rivolte al Corriere della Sera sul suo account Intagram con tanto di hashtag #orgogliosodiessereitaliano.