La giornata di una signora tra abiti da sera e vesti da camera
Un viaggio indietro nel tempo, tra elegantissimi abiti da sera di fine ‘800 e più sobri vestiti da passeggio, vesti da camera usate nei momenti di intimità e abiti del tè per i ricevimenti.
Lo propone la Fondazione Accorsi Ometto che ospita fino al 7 gennaio, nelle sale dell’omonimo museo, una serie di abiti della Collezione Roberto Devalle, periodo 1895-1925.
L’esposizione è curata da Silvia Mira, storica della moda. Gli abiti esposti nelle sale del museo dialogano con quelli dei dipinti della mostra “Giacomo Grosso. Una stagione tra pittura e Accademia”.
L’avventura della sartoria Devalle inizia a Torino nel 1925: Giovanni Devalle, attore ma anche sarto e costumista, acquista i costumi e le attrezzerie delle case di produzione torinesi che, dopo i success di Cabiria e La saga di Maciste, stanno chiudendo e li affitta alle compagnie che si esibiscono nei teatri torinesi.
È con il figlio, Roberto Devalle, che la sartoria acquista la sua funzione più importante: la creazione di fantasia e di ricostruzione filologica dei costumi per lo spettacolo. Il giovane Devalle nel 1948 viene nominato capo della sartoria del Teatro Regio di Torino; nel 1951 viene assunto alla Sartoria teatrale della Scala a Milano, dove resta fino al 1956, anno in cui fa ritorno a Torino per assumere la direzione della ditta paterna.
Nel 1968 la sartoria si trasferisce nella sede attuale di Via degli Artisti. Sono gli anni del boom della tv e molti dei costumi che vanno in onda sulla Rai provengono dalla sartoria Devalle.
Ancora oggi, accanto alla sua attività sartoriale e di noleggio, Roberto Devalle, affiancato dal figlio Andrea, va alla ricerca di abiti e costumi d’epoca. La sua collezione diventa fonte importante per mostre, esposizioni, spettacoli teatrali, sceneggiati televisivi e film