Aria nuova nella Grande Mela: e Manhattan cambia volto

 

Manhattan? Sempre più residenziale, anche a causa delle centinaia di negozi che chiudono senza essere rimpiazzati. Un fenomeno non nasce dalla crisi di New York, ma dal suo successo tra i cultori del lusso a tutti i costi.

La presidentessa del Manhattan Borough, Gale Brewer, ha percorso i 244 blocchi di Broadway da Battery Park a Inwood, e ha contato ben 188 spazi commerciali vuoti al livello del marciapiede. In pratica uno a ogni incrocio. Justin Levinson, un ex reporter esasperato dalla desertificazione della sua città, ha deciso di documentarla su Vacant New York, sito interattivo che aggiorna in tempo reale i negozi abbandonati. Ed ecco una mappa di Manhattan che indica in rosso i locali vuoti, e ricorda l’effetto di un bombardamento alla cieca.

 

Aumenta il canone, chiudono i negozi tradizionali

 

A morire sono soprattutto i piccoli alimentari, le librerie, i negozietti di abbigliamento o cianfrusaglie per la casa, i caffè, i ristorantini, gli antiquari. In altre parole, tutto ciò che fa il carattere di una città. Sulla trafficatissima Bleecker Street del West Village, però, si sono arresi anche grandi brand della moda come Ralph Lauren, Jimmy Choo e Marc Jacobs.

Dati precisi non esistono, perché finora nessuno aveva tenuto le statistiche. La media delle «vacancy» però è stimata al 3,8% in tutta Manhattan, arrivando fino al 20% nelle zone più ricercate tipo Soho. E le ragioni sono diverse. In primis, il boom del commercio online con le consegne a domicilio, che oltre a svuotare i mall sta mandando in crisi anche gli esercizi più piccoli. Alcuni proprietari degli edifici, poi, hanno preferito chiudere i negozi che affittavano al livello della strada, usando lo spazio per costruire nuovi servizi da offrire agli inquilini: palestra, garage, lavanderia. Così hanno potuto alzare l’affitto o la rata condominiale, la  «maintenance», incassando più soldi sicuri.

 

Il boom attira vip e milionari, in cerca di abitazioni super lusso

 

Il motivo più profondo e duraturo, però, sta nel successo di New York e nel boom edilizio in corso.  Dopo la crisi del 2008 Manhattan è diventata il parco giochi dei ricchi e famosi, che vengono qui a vivere oppure a investire i loro soldi, come fanno arabi, russi, cinesi. Per soddisfare questa domanda vengono abbattuti i vecchi edifici senza grande valore storico, cioè la maggioranza in città, per rimpiazzarli con grattacieli abitativi di super lusso.

Basti pensare che la penthouse con piscina, disegnata dall’archistar Norman Foster in cima al condominio appena aperto davanti all’Onu, aveva un prezzo di listino di 150 milioni di dollari. E non è la più esosa. Progetti come Hudson Yards, l’enorme area sviluppata sulla West Side, stanno cambiando il volto di New York. Questi edifici fanno salire il prezzo di tutto, incluso l’affitto dei negozi.

Secondo un sondaggio informale di Douglas Elliman Real Estate, nel 2016 la media era 1.800 dollari per piede quadrato all’anno. In più, colossi tipo Hudson Yards attirano gli esercizi che vogliono soddisfare le esigenze dei loro ricchi inquilini, svuotando le altre zone.

Quando alla fine arrivano, i clienti giusti nella maggior parte dei casi sono grandi catene internazionali dell’abbigliamento, la ristorazione, la farmacia e la cosmetica, o le filiali delle banche. Esercizi anonimi, o standard in tutto il mondo, che fanno perdere ogni originalità a Manhattan. Il problema è grave perché ha un forte impatto economico, ma anche sociale. Justin Levinson, ad esempio, ha costruito Vacant New York per contrastare la tristezza a cui sembra condannata la sua città senza la presenza dei negozi forse poco eleganti, ma di certo allegri.